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INCANTARSI. ISRE – MUSEO DEL COSTUME DI NUORO

| di Susanna Cati |

Esiste un luogo dove tradizioni ‘materiali e immateriali’ e storia moderna di un popolo, tutte incluse, convergono in un unico ambiente?

Telaio tradizionale sardo
Telaio a cornice

Esiste ed è a Nuoro, in Sardegna, in un complesso di edifici che ospita il Museo della Vita e delle Tradizioni popolari sarde, chiamato in passato ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico), la più completa esposizione etnografica dell’Isola. Costruito negli anni Cinquanta, dopo un’importante revisione tematica e lavori di espansione e miglioramento strutturale ed espositivo, il Museo del Costume è stato riaperto al pubblico il 19 dicembre 2015. Questa straordinaria esperienza culturale è suddivisa in dieci sale tematiche, che offrono una visione completa della vita tradizionale dell’isola, coprendo temi come il lavoro, le festività, le abitazioni, i vestiti, l’alimentazione, la religione e l’immaginario popolare. Un viaggio che attraversa la vita “nomade “dei pastori sardi, la “vita” stanziale del mondo rurale contadino, attraversa l’ambiente dedicato alle tecniche della tessitura dove si evidenzia in maniera chiara l’importanza della donna nella cultura arcaica della Sardegna.

Armature dei diversi tessuti sardi

È nella Superba sezione dedicata agli abiti tradizionali, oltre 400 costumi tipici sardi esposti in una grande salone, che vi sentirete nel bel mezzo di una affollata e immobile processione. Cuffie, corpetti, accessori, merletti, guanti, copricapi e tanto altro sono esposte in cassettiere dove chiunque può accedere. Presupposto fondamentale, nelle diverse forme funzionali dei manufatti, è il ricorrere costante dei medesimi motivi decorativi, quasi a sottolineare gli ideogrammi di partenza, un alfabeto comune che sembra alludere a un patrimonio autoctono, che nell’artigianato mostra una sua peculiare persistenza. Questo linguaggio, è all’origine, un linguaggio fortemente simbolico perché contrariamente a quanto si ritiene, che cioè l’artigianato, non solo sardo, sia nato soltanto per dare risposte ad esigenze pratiche, la sua motivazione ha spesso carattere sacrale (ad esempio, la rete del filet migrata dagli altari agli arredi domestici; i ricami o i tessuti dei piviali rintracciabili negli abiti tradizionali delle feste).

Una sacralità che troviamo persino nelle molteplici decorazioni dei pani che testimoniano i diversi riti e feste del vivere quotidiano e delle occasioni speciali.

Elemento decorativo dai ricchi colori
Abito da battesimo o battesimale
Gonna nera plissé

Magnifici i ricami delle vesti battesimali, sontuosi quelli dei corpetti; ogni paese ha il suo abito da sposa e tutti sono carichi di elementi decorativi raffinati e ricchi di significato. Alcuni gilet da uomo suggeriscono fogge contemporanee e le magnifiche gonne plissé sono esempi di alta sartoria.

Sapevate che la gonna dell’abito tipico veniva usata anche come copricapo?

Vastissima la collezione di gioielli e amuleti: molti reperti fanno parte integrante dell’abbigliamento popolare (bottoni, spille, catene); altri sono veri gioielli (orecchini, pendenti, anelli); altri ancora sono amuleti, ex voto e oggetti di devozione (rosari, reliquiari, croci). Una vetrina di 450 tra gioielli e di amuleti esposti in una suggestiva ricostruzione che offre testimonianza della straordinaria devozione dei fedeli che accorrevano numerosi nei santuari campestri del centro della Sardegna.

Kokkos – gioielli
Gioielli predas de latte

La visita termina con la nuova sala dedicata al Carnevale barbaricino, maschere facciali lignee, campanacci, pelli di pecora, costituiscono un esempio della persistenza di una serie di manifestazioni che affondano le radici nelle vicende lontane dei popoli del mediterraneo (Thurpos, Merdules, Mamuthones)

Il numero, la qualità, la valenza estetica dei materiali esposti, i contenuti e le modalità espositive rendono irrinunciabile la visita per coloro che visitano la Sardegna, ma anche per gli appassionati tessitura e costume.