Artiste e artisti

ALICJA KOZŁOWSKA

| di Barbara Pavan |

In un mondo sempre più dominato dall’iperconsumo e dalla sovrapproduzione compulsiva, ci troviamo spesso a comprare non tanto gli oggetti in sé quanto il packaging e le strategie di comunicazione che li circondano. Il contenuto è diventato secondario, spesso addirittura sconosciuto. Prendiamo ad esempio il cibo spazzatura: consumiamo prodotti di qualità nutrizionale dubbia, splendidamente “vestiti” e abilmente commercializzati. In questo contesto, Alicja Kozłowska, giovane artista polacca, ci invita a ripensare il nostro rapporto con gli oggetti della vita quotidiana trasformandoli in opere d’arte uniche. Attraverso la sua pratica, ci provoca a interrogarci su ciò che realmente nutre i nostri corpi, le nostre menti e i nostri spiriti.

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Le sue opere affrontano il consumismo opprimente che caratterizza la società moderna, spingendoci a liberarci dall’indifferenza. Kozłowska cerca di disturbare la comfort zone dello spettatore, inducendolo a passare dall’osservazione passiva a un coinvolgimento attivo. Attraverso tecniche tessili uniche, mette in evidenza le contraddizioni della vita contemporanea e il nostro ruolo nel plasmare un futuro migliore. La consapevolezza pubblica riguardo al disastro ecologico imminente è in crescita, anche grazie a campagne mediatiche diffuse, ma l’artista avverte che la consapevolezza non è sufficiente. Troppo spesso, giustifichiamo comportamenti irresponsabili come necessari per soddisfare i nostri bisogni quotidiani. Pur portando dentro di noi un senso di responsabilità sociale, il ritmo frenetico della vita moderna e la ricerca dello sviluppo tecnologico – che promette comodità e piacere – spesso minano la nostra capacità di agire e di scegliere. La sua arte cattura la confusione della vita quotidiana, costringendoci a notare i paradossi che ci circondano. Discutiamo di problemi come l’inquinamento da plastica negli oceani o lo scioglimento dei ghiacciai, ma quanto spesso notiamo davvero le realtà ambientali nei nostri ambienti più vicini? La civiltà si è espansa fino al punto in cui il mondo è diventato “piccolo,” lasciandoci a camminare sui resti della natura non sviluppata. Anche quando creiamo parchi nazionali per proteggere l’ambiente, introduciamo paradossalmente rifiuti in questi stessi spazi, reiterando il problematico distacco dell’umanità dal mondo naturale.

La sua convinzione nel potere dell’azione individuale è al centro del suo lavoro. Sostiene fermamente che ognuno di noi ha un impatto sulla direzione di questi cambiamenti e spera che le sue opere possano servire come stimolo per rompere la sicurezza dell’anonimato e lo scudo dell’indifferenza. La sostenibilità è il cuore della sua pratica, ma per lei rappresenta solo un punto di partenza – una porta che si apre su un percorso più lungo di cambiamento e sulla necessità di liberarsi dall’apatia.

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Fibre e tessuti, i suoi medium di elezione, rivestono un ruolo concettuale significativo nel suo lavoro. L’arte, ricorda, ha da tempo abbracciato l’uso di materiali non convenzionali. Da Picasso a Duchamp, gli artisti hanno dimostrato che qualsiasi cosa può diventare arte. Per Kozłowska, l’uso del tessile non è solo una scelta estetica ma un modo per ammorbidire l’impatto visivo delle sue opere e creare una connessione sensoriale con lo spettatore. Tuttavia, avverte di non interpretare questa morbidezza come comodità, osservando che le sue opere sono tutt’altro che “giocattoli coccolosi.” Il suo approccio trae ispirazione dalla Pop Art, in particolare dal lavoro di Andy Warhol. Ammira la capacità di Warhol di distillare complesse idee culturali e tecnologiche in opere essenziali, descrivendo la sua arte come elegante, semplice e diretta. Come Warhol, esplora la relazione tra artigianato e produzione di massa, arte e beni di consumo quotidiani. Dipingere cucendo, per lei, è un modo per affrontare l’indifferenza culturalmente costruita dei nostri tempi.
La sua pratica artistica incarna anche una tensione affascinante tra opposti: il processo lento e meticoloso del ricamo e del cucito in un’era definita da velocità, effimerità ed esperienze virtuali. Paragona il suo lavoro al contrasto tra fast food e un ristorante raffinato, dove si nutre non solo il corpo ma anche l’anima. Dedicando tempo e cura al suo lavoro, recupera il valore dell’abilità manuale in un mondo che spesso privilegia l’immediatezza sulla sostanza.

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La performance è un’altra dimensione critica della sua ricerca artistica. Integra spesso le sue opere in spazi pubblici, come supermercati o ambienti urbani, cogliendo il pubblico di sorpresa e provocando inaspettate riflessioni. La scelta dei luoghi riflette i temi della sua arte, e le reazioni del pubblico variano a seconda del contesto culturale. Gli abitanti di paesi altamente sviluppati rispondono spesso spontaneamente, anche se ciò non significa necessariamente che comprendano pienamente il suo messaggio. Le generazioni più giovani tendono a entrare in sintonia con le idee dietro le sue opere, mentre i visitatori più anziani si concentrano sull’artigianalità e sui dettagli della tecnica.

Il suo legame con i tessuti è anche profondamente personale, radicato nella memoria. Ha imparato a cucire e a lavorare all’uncinetto da bambina sotto la guida della nonna, che le ha trasmesso tecniche tradizionali. Con il tempo, attraverso la pratica e l’esposizione alle tradizioni tessili globali durante i suoi viaggi, ha affinato le sue abilità e sviluppato un approccio originale e personale. Questo legame con il passato si intreccia nelle sue opere, infondendole di strati di significato e risonanza culturale.

L’ironia è un altro filo sottile che attraversa la sua arte. Citando Eric Fischl, osserva: “Non c’è niente di insincero nell’ironia.” Sebbene le sue opere trasmettano messaggi seri, incorporano spesso elementi giocosi che sfidano le aspettative dello spettatore. A suo avviso, l’intera Pop Art potrebbe essere considerata ironica, e abbraccia questa complessa ambiguità anche nella sua pratica espressiva.

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Le sue opere, pur essendo di piccole dimensioni, rivelano una grande padronanza della tecnica e dei materiali. Combina una varietà di elementi, dal cucito e ricamo all’uso di materiali non convenzionali come etichette, giornali, fogli e tessuti. Usando un ago come un pittore usa un pennello, crea intricate sculture tridimensionali che trasformano oggetti quotidiani in opere d’arte. A chi ancora considera anacronisticamente l’arte tessile semplicemente un’arte minore o un passatempo femminile, Kozłowska risponde che il genere non ha alcuna importanza e, piuttosto, “l’arte è un concetto ampio e la creatività non dovrebbe essere confinata dentro a classificazioni o costretta da definizioni”. Il suo consiglio ai/alle giovani artisti/e emergenti è altrettanto diretto: sperimentate liberamente, dimenticate le tendenze e iniziate semplicemente a creare. Citando ancora Warhol, aggiunge: “Faccio arte solo perché sono brutto e non ho nient’altro da fare.”

Attraverso la sua pratica, Kozłowska dimostra che il tessile non è un semplicemente mezzo, ma uno strumento potente per la critica sociale e culturale. In un mondo che affronta crisi ecologiche ed esistenziali, la sua arte è sia un richiamo all’azione che un promemoria del valore del tempo, della memoria e delle relazioni umane.


Breve biografia

Alicja Kozłowska è un’artista e designer pluripremiata con sede in Polonia, riconosciuta per il suo approccio innovativo all’arte tessile e al ricamo. Ha conseguito un diploma in Graphic Design presso la Wojciech Gerson State High School of Fine Arts di Varsavia e una laurea in Domestic Design presso la School of Form University, sempre a Varsavia. Questa formazione accademica ha gettato le basi per il suo stile distintivo, che fonde senza soluzione di continuità l’artigianato tradizionale con l’espressione artistica contemporanea. Le sue opere sono state esposte in prestigiose gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti, tra cui The LAM Museum (Lisse, Paesi Bassi), il Danubiana Meulensteen Art Museum (Bratislava, Slovacchia), MOCAK (Cracovia, Polonia), Gallery1988 (Los Angeles, USA), Unit London (Inghilterra), Palazzo Velli (Roma, Italia), MuRTAC Museo del Ricamo e del Tessile Antico e Contemporaneo (Valtopina, Italia). Nel 2021, il lavoro di Alicja Kozłowska è stato riconosciuto e premiato con il prestigioso “Hand & Lock Prize for Embroidery.” Nel 2022, ha ricevuto lo “Stypendium Ministra,” una borsa di studio ministeriale per risultati eccezionali nelle arti. Nel 2024, è stata scelta per rappresentare la Polonia nel programma “Homo Faber Fellowship” organizzato dalla Michelangelo Foundation. Il suo lavoro è stato presentato in numerose pubblicazioni di rilievo, tra cui Designboom, Colossal, Textileartist, Elle Decoration e molte altre, sottolineando il suo impatto significativo sulla comunità artistica e del design a livello globale.

(Materiali: feltro spesso di base con materiali diversi – dal tessuto di cotone a elementi di uso comune come giornali o imballaggi per alimenti – Tecniche: Artquilt, ricamo a mano e a macchina)