Artiste e artisti

FARIBA BOROUFAR

| di Barbara Pavan |

Fariba Boroufar, un’artista le cui opere colmano il divario tra tradizione e modernità, utilizza l’antica arte della tessitura per esplorare e reinterpretare la ricca storia culturale e architettonica dell’Iran. Il suo percorso artistico riflette un profondo impegno verso gli aspetti tangibili e intangibili del suo patrimonio, infondendo nei suoi lavori tessili un senso profondo di memoria culturale e affrontando temi contemporanei come il degrado architettonico e la perdita di identità. Per lei, essere un’artista significa molto più che creare opere, è un modo di offrire nuove prospettive sulla realtà. “L’innovazione è uno sguardo nuovo sulla realtà,” spiega. “L’artista si oppone alla vita quotidiana esaminando la realtà e trasformandola, creando un mondo completamente nuovo per il pubblico.” Questo processo di trasformazione è centrale nella sua pratica, in cui ogni opera diventa un mezzo per cambiare il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda.

La scelta del tessuto come mezzo espressivo non è casuale. Per Boroufar, i tessuti non sono solo strumenti per creare oggetti belli, ma anche marcatori culturali che evocano memorie del passato. In Iran, i tessuti – siano essi tessuti o ricamati – hanno un profondo significato simbolico e spesso vengono tramandati di generazione in generazione come cimeli di famiglia. “L’arte tessile è il testimone del passato e della memoria per il popolo iraniano,” osserva. “In generale, nelle nostre case c’è un pezzo tessuto o cucito dai nostri antenati conservato nel loro ricordo. Opere che raccontano altresì quale fosse lo stato sociale, la provenienza geografica e l’epoca e la cultura tradizionale di appartenenza ella loro epoca, ovvero le storie che esse custodiscono.”

L’ispirazione per il suo lavoro si radica nell’osservazione dei motivi tradizionali, in particolare quelli presenti nei ricami e nei Kilim di Khorasan e Yazd, regioni celebri per la loro peculiare arte tessile. “Considero il filo e il tessuto come materiali flessibili con espressioni uniche che derivano dalla nostra cultura di vita,” afferma. La sua pratica è strettamente intrecciata con i suoi studi sull’architettura iraniana, in particolare sulle sue forme geometriche. È critica per la mancanza di consapevolezza dello spazio nell’architettura contemporanea e lo scarso apprezzamento per i materiali ecologici, temi che permeano tra l’altro gran parte del suo lavoro.

Il lavoro artistico di Boroufar coinvolge un equilibrio delicato tra studio teorico e creazione intuitiva. Prima di iniziare un nuovo progetto, si immerge nello studio delle forme e delle funzioni degli elementi architettonici, in particolare quelli delle ricche strutture storiche iraniane. Questi studi influenzano estetica e contenuto del suo lavoro, esplorando il rapporto tra forme geometriche e gli spazi che esse abitano. Il suo processo artistico è una combinazione di ricerca pianificata ed esperimenti spontanei. “La mia mente insegue le forme pure e i motivi geometrici del passato,” continua, “i cui motivi mi restano in testa per un certo periodo fino a quando riesco a creare un’idea generale.” Il suo lavoro evolve attraverso tentativi ed errori, con tessiture improvvisate e materiali che mettono alla prova i limiti dei suoi concetti prima che si solidifichino in un’opera finale.

I grandi arazzi di Boroufar sono in relazione diretta con i suoi viaggi attraverso gli antichi edifici dell’Iran. “Il senso di appartenenza e sicurezza nei luoghi in cui entro mi aiuta a prestare attenzione ai dettagli di tutte le superfici, le luci, le ombre e la disposizione degli oggetti,” sottolinea. Immagini dei tessuti nella Blue Mosque di Tabriz, gli stucchi nella Forumad Mosque e le piastrelle dipinte della dinastia selgiuchide sono tutte fonti di ispirazione per lei. Questi ricchi simboli culturali e architettonici forniscono il fondamento per il suo lavoro che vuole evocativo per l’osservatore delle storie e delle memorie incastonate in questi spazi.

Uno degli aspetti chiave del lavoro di Boroufar è la sua transizione dagli arazzi bidimensionali alle grandi installazioni tridimensionali. Descrive questo cambiamento come una progressione naturale dalle sue prime esperienze in scultura e illustrazione. Inizialmente, il suo lavoro sugli arazzi era radicato nei motivi superficiali, ma col tempo ha iniziato a sperimentare con lo spazio, la luce e le ombre. “Ho pensato a come potessi creare una relazione tra la mia produzione e lo spazio architettonico,” spiega. Il passaggio verso la scultura le ha permesso di interagire più direttamente con la fisicità dello spazio in cui le sue opere sono esposte. Un esempio notevole è la sua installazione Penthouse, concepita per i pilastri della Isfahan Jame Mosque ma inizialmente esposta in un contesto meno appropriato come la Vahdat Hall. Per Boroufar, queste installazioni non sono solo espressioni estetiche; sono profondamente radicate nel dibattito sulla conservazione architettonica e sul degrado dell’identità.

Alcune sue opere includono elementi indossabili, come maschere, che fungono da sorta di seconda identità per chi le indossa. Per lei, la relazione tra il corpo e il suo lavoro è trasformativa, in cui le fibre sono più di semplici materiali – diventano veicoli di concettualizzazione. “Le fibre godono di una grande flessibilità sulle superfici e possono cambiare la copertura, i motivi e persino la funzione delle superfici,” nota. Nella cultura iraniana, il corpo della donna è sempre stato coperto, e l’esplorazione del corpo e del tessile da parte di Boroufar si intreccia con questo contesto culturale.

Nonostante la ricchezza e la profondità della sua pratica artistica, Boroufar affronta significative difficoltà, in particolare nel presentare il suo lavoro in spazi pubblici. “La mia difficoltà maggiore riguardo questo medium sconosciuto come opera visiva indipendente piuttosto che come artigianato è la presentazione delle mie opere,” ammette. La scarsità di opportunità di esporre in gallerie e le limitazioni per allestire le sue installazioni in luoghi istituzionali e storici sono ostacoli con cui confrontarsi continuamente. I social media sono diventati una piattaforma importante per condividere il suo lavoro, ma limitano la capacità del pubblico di interagire pienamente con le opere d’arte che richiedono un’esperienza più coinvolgente, che può davvero realizzarsi solo di persona. Per contro, è interessante la pluralità di reazioni al suo lavoro: mentre vi è un pubblico che risponde con entusiasmo all’esplorazione del tessile come medium per l’arte concettuale, molte persone – in particolare coloro che provengono da ambienti tradizionali – non sempre ne riconoscono immediatamente la cifra di ricerca e di autenticità. Per Boroufar, questa reazione costituisce una sfida per cambiare e sviluppare le percezioni sul ruolo dei tessuti nell’arte contemporanea: il suo lavoro infatti non risponde alle aspettative di creazione di tappeti tradizionali o di oggetti domestici ma riguarda piuttosto l’uso della tessitura come strumento per esplorare temi più ampi di preservazione culturale, integrità architettonica e identità.

La pratica artistica di Fariba Boroufar si situa così all’intersezione tra tradizione e innovazione. Il suo lavoro è un invito a riconoscere il valore del patrimonio, impegnandosi criticamente con le questioni urgenti del presente. Attraverso le sue complesse tessiture e le installazioni su larga scala, non solo immagina e sperimenta altri ruoli per il medium tessile nell’arte contemporanea, ma crea anche un dialogo tra passato e presente, spazio e forma, tradizione e trasformazione.

Fariba Boroufar (Teheran 1975) artista poliedrica che utilizza il medium tessile nella sua pratica artistica è membro della Società degli Illustratori Iraniani (IIS). Il suo percorso educativo è iniziato con un diploma in scultura presso la Scuola di Belle Arti di Teheran cui ha fatto seguito la laurea in Grafica presso l’Università Al-Zahra e un master in Illustrazione presso l’Università d’Arte di Teheran.

Il percorso professionale di Boroufar è iniziato illustrando libri per bambini e ragazzi e lavorando come graphic designer per il settimanale e la rivista per ragazzi delle edizioni Soroush. Il suo ruolo come esperta di illustrazione presso il Ministero dell’Istruzione iraniano nel 2002 è stato determinante per la realizzazione di contenuti educativi. Tra il 2004 e il 2008, ha ricoperto il ruolo di esperta responsabile e direttrice artistica di Quds Daily a Mashhad, unendo tale attività all’insegnamento presso l’Università Islamica Azad a partire dal 2012. Nel 2013, è diventata direttrice artistica e consulente per Shahryar News. Nel 2014 ha avviato un nuovo capitolo della sua carriera dedicandosi alla tessitura e agli arazzi. Ha collaborato con Tehran Municipality’s Beautification Organization progettando ed eseguendo opere tridimensionali e graffiti. Negli ultimi anni, si è concentrata sulla creazione di opere tessili.

Le sue riflessioni sull’arte sono state oggetto di interviste e interventi pubblicati su magazine internazionali. Le sue opere sono state selezionate in mostre prestigiose, dalla Toyama Poster Biennale in Giappone all’Expo Fotografica di Teheran, la personale alla Saless Gallery, la mostra PatterniTecture al Centro Culturale Niavaran e, ancora, l’Istanbul Art Fair e l’Asia NOW Art Fair a Parigi. Tra le mostre recenti, Inhabiting the World alla Afikaris Gallery di Parigi e la personale In Our Bones presso la Isabelle van den Eynde Gallery a Dubai.