
GIULIA NELLI: QUANDO GLI UOMINI AVEVANO LE RADICI
Dal 7 febbraio al 2 marzo, la Casa di Rigoletto a Mantova ospita la mostra personale di Giulia Nelli intitolata “Quando gli uomini avevano le radici”, che presenta una trentina di opere appartenenti a un ampio progetto denominato Humus. In questo progetto, l’artista rappresenta il sottosuolo come uno spazio tridimensionale in cui comunità vegetali e animali sono integrate in una rete estremamente complessa di relazioni simbiotiche. Come sottolinea Barbara Pavan, si tratta di «un microcosmo affascinante che parla di cooperazione e offre un nuovo punto di vista su come affrontare la sfida per la sopravvivenza, prendendosi cura non solo gli uni degli altri, ma anche dell’habitat nella sua totalità, superando la visione obsoleta che aveva nell’uomo l’unico baricentro».

collant e inchiostro di china, 30×30 cm
“Quando gli uomini avevano le radici” evoca, con una vena di malinconia per una bellezza paesaggistica a volte irrimediabilmente compromessa, l’importanza per l’essere umano di avere radici solide che gli permettano di vivere con profondità e interiorità, rimanendo connesso alla terra da cui proviene. Questo richiede un atteggiamento umile, di rispetto e di ascolto verso le necessità della natura e degli altri esseri umani.
L’artista utilizza la metafora del viaggio nel sottosuolo – già impiegata nel romanzo utopico ottocentesco per denunciare il degrado della civiltà durante la prima rivoluzione industriale – per affrontare sia le problematiche legate alla crisi ambientale e alle gravi forme di inquinamento del suolo, sia per intraprendere un percorso conoscitivo volto a individuare possibili soluzioni. Allo stesso tempo, un viaggio sotterraneo rappresenta anche un itinerario personale, un’esplorazione interiore per riscoprire le proprie radici profonde e trovare il senso dell’esistenza. Non a caso, la mostra si svolge a Mantova, città natale del grande poeta Virgilio, che nella Divina Commedia guida Dante attraverso l’Inferno in un viaggio di conoscenza e redenzione, sia personale che universale.

collant e filo di lana,
diametro 61 cm
Il percorso espositivo si configura come un viaggio sapienziale che, scendendo verticalmente verso le radici, nell’humus, «diventa presa di coscienza, necessità di comprensione di quanto sia necessaria e anzi indispensabile l’armonizzazione con l’ambiente e nelle relazioni interpersonali, per sfuggire la disumanizzazione e la perversione di una natura da rispettare, così come da rispettare è la solidarietà che ci rende compartecipi dell’umano consorzio civile» (Massimo Seriacopi).
Oltre alla rilevanza e all’universalità dei temi trattati, il lavoro di Giulia Nelli si distingue per l’uso peculiare dei materiali. Come osserva Silvia Franceschi, «la scelta dei materiali, le lacerazioni del tessuto, l’alternarsi di vuoti e pieni, di luci e ombre, l’uso del filo. Il materiale di predilezione, il tessuto dei collant viene smembrato, secondo una tecnica di rottura e di scomposizione cara all’arte contemporanea, e ricondotto all’elemento basilare, il filo, che viene lavorato per costruire nuovi equilibri e armonie». Il filo, simbolo di tradizione e storia, diventa anche metafora di unione e appartenenza, rappresentando le connessioni invisibili che legano gli esseri umani, nonostante l’apparente indifferenza e la difficoltà di instaurare relazioni autentiche e profonde.

collant, h90x65 cm
Giulia Nelli (Legnano, 1992) si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Brera e ha conseguito il Master IDEA in Exhibition Design presso il Politecnico di Milano. Vincitrice della 9° edizione del Premio Cramum (2022), ha esposto in numerose istituzioni nazionali e internazionali, tra cui il Museo Costume Moda Immagine di Milano (2023), la Fondazione Dino Zoli di Forlì (2023), il Museo Diocesano di Brescia (2023), la GASC-Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei di Villa Clerici a Milano (2023), Castel Belasi di Campodenno (2023), la Chiesa dello Spirito Santo di Govone (2023), lo Spazio Archeologico Sotterraneo di Trento (2022), la Fondazione Vittorio Leonesio (2022), il Museo del Tessile di Busto Arsizio (2022), il Museo della Permanente di Milano (2021 e 2024), il Museo MISP-Museo dell’Arte del XX e XXI secolo di San Pietroburgo (2020) e il Musée de la Dentelle a Caudry (2019). Nel 2024, la sua installazione Tra radici sopite e arida pietra è entrata a far parte della Collezione Antropocene del MUSE – Museo delle Scienze di Trento.

collant e tessuto di cotone,
h140x70x25 cm
La mostra Giulia Nelli. Quando gli uomini avevano le radici, con testi di Silvia Franceschi, Barbara Pavan e Massimo Seriacopi, sarà aperta al pubblico dal 7 febbraio al 2 marzo 2025 presso la Casa di Rigoletto, in Piazza Sordello 23 a Mantova. L’inaugurazione si terrà il 7 febbraio 2025 alle ore 17:00. La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00, con ingresso gratuito. Per informazioni aggiuntive, è possibile contattare il numero 0376 288208.

