
PATRICIA KELLY E LA POESIA DELLE LINEE QUOTIDIANE
| di Barbara Pavan |
Patricia Kelly è un’artista irlandese nata nella contea di Fermanagh, dove vive e lavora. Ha frequentato l’Università di Ulster a Belfast, dove ha conseguito una laurea con lode in Fine Craft Design, specializzandosi in tessuti ricamati nel 1986, seguita da un PGCE in Educazione Artistica. Ha insegnato Arte e Design fino al 2021.


Attraverso tecniche di ricamo a mano libera, Kelly crea opere in cui la linea cucita diventa una forma di espressione artistica che tende sempre più verso l’astrazione. La sua arte è influenzata e ispirata dal concetto giapponese di wabi-sabi, che trova bellezza nell’imperfezione, così come dai paesaggi aspri e dai cieli dell’Irlanda occidentale, dove le linee sono create dalle siepi in silhouette contro i cieli colorati. Un profondo senso di appartenenza a un luogo, dove la storia familiare si intreccia con le vite presenti, è l’elemento determinante nella sua arte. Essa prende forma attraverso l’uso di tessuti riciclati, proprio come facevano le generazioni precedenti che realizzavano coperte, una pratica che evoca la stratificazione di vite connesse cucite insieme. Ha esposto in mostre individuali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia, Irlanda, Stati Uniti, Australia e Regno Unito. Alcune delle sue opere fanno parte di collezioni permanenti e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.


L’arte di Patricia Kelly intreccia una narrazione profondamente personale di connessione alla terra, al passaggio del tempo e alle pratiche durature del lavoro. La sua ricerca è un’esplorazione meditativa della linea e della forma, profondamente ispirata al paesaggio. Nel corso del tempo, il suo percorso artistico si è evoluto dallo studio delle forme organiche del mondo naturale all’attenzione per le sottili complessità delle sue geometrie. Inizialmente affascinata dai rami aggrovigliati in silhouette contro il cielo notturno, si è sentita sempre più attratta dalla fine linea strisciante, che ha esplorato ulteriormente attraverso le linee cucite. Questo processo l’ha portata a sperimentare sovrapposizioni multiple, trovando nuovi modi per esprimere questo linguaggio visivo attraverso la stratificazione delle trasparenze. La fascinazione di Kelly per i fondi geometrici si è sviluppata parallelamente a ciò, che lei attribuisce al nostro bisogno intrinseco di organizzare gli spazi. Crescendo in una fattoria dove il lavoro manuale e metodico era una routine quotidiana – come fare il fieno – Kelly è stata naturalmente ispirata dai modelli e dai processi della terra, dai campi delimitati da fossati e dall’ordine organico che essi creavano.
Fin da giovane ha coltivato una predilezione per le fibre, i fili e i tessuti. Ricorda l’esperienza tattile di lavorare con il tessuto, in particolare la sensazione di un tweed usato per fare il vestito di una bambola, che ha lasciato un’impressione duratura su di lei. Incoraggiata da un programma scolastico che includeva cucito, maglia e altre attività tessili, ha approfondito e raffinato questa passione. Ha ricamato il suo vestito da ballo irlandese all’età di dieci anni, un passaggio fondamentale che ha consolidato il suo interesse per il ricamo. Durante gli anni scolastici, ha continuato a esplorare vari mezzi, tra cui il cucito, il collage e il batik, prima di conseguire una laurea in Fine Craft Design al Belfast Art College, specializzandosi in Ricamo.
La sua arte è caratterizzata da un approccio organico e fluido ai materiali e alle tecniche. Il suo lavoro evolve attraverso un processo di prova ed errore, dove un’idea spesso ne genera un’altra. Mentre in passato utilizzava abbigliamento riciclato per creare opere di collage sovrapposti con cuciture a zig-zag, recentemente si è orientata verso una cifra più minimalista e geometrica, utilizzando punti dritti e filo nero. Cuce su strati di materiali riciclati, come fodere di tende, tovaglie, calicò e juta, che poi vengono sovrapposti con trasparenze per creare un effetto di disegno a matita. Mentre lavora, cerca e crea contrasti nella densità delle cuciture, con alcune aree più strette rispetto ad altre. “I pezzi stanno diventando sempre più ordinati geometricamente in termini di composizione,” riflette, notando che la linea nel suo lavoro sta diventando sempre più fluida e libera.


I materiali e le tecniche che utilizza sono per lei profondamente concettuali, non solo per il loro valore funzionale, ma anche per la connessione con il suo passato. Il suo interesse per il lavoro astratto è stato riacceso attraverso l’esplorazione del ricamo, una forma d’arte che le permette di connettersi con il lavoro fisico dei suoi antenati. Il suo lavoro, spiega, riflette le vite delle generazioni che l’hanno preceduta, persone che svolgevano compiti fisici ripetitivi con poca ricchezza materiale ma una profonda consapevolezza dei cicli della natura. I ritmi della vita sulla terra, il lavoro del suo bisnonno, un ciabattino, e le donne che filavano la lana e ricamavano il pizzo, parlano tutti della sua connessione con il passato. La sua arte, in un certo senso, serve come omaggio a queste pratiche artigianali tradizionali e alle occupazioni rurali che stanno scomparendo nei tempi.
Il processo creativo è, altresì, per sua stessa ammissione, profondamente terapeutico. Inizia ogni pezzo con un senso di urgenza nel cucire. Questo atto diventa una forma di autoespressione, quasi come un rituale meditativo. Mentre lavora, valuta il pezzo, permettendogli spesso di evolversi in modi inaspettati. “A volte ho un’idea di come voglio che l’opera appaia, ma spesso essa cambia mentre procedo”, osserva. Questo approccio fluido consente di incorporare gli errori, e i pezzi scartati trovano spesso nuova vita in opere successive. Kelly ama l’idea di aggiungere pezzi precedentemente lavorati in nuove creazioni perché, come i materiali riciclati che utilizza, portano già con sé una storia che contribuisce alla narrazione finale.
Negli ultimi anni, la sua arte ha assunto nuove dimensioni, in particolare dopo un periodo di riflessione seguito alla chiusura di una scuola nel 2021. Questo cambiamento le ha dato il tempo e lo spazio che desiderava per dedicarsi completamente alla sua ricerca artistica. Durante questo periodo, ha notato la ripetuta comparsa del colore rosso nelle sue opere, che l’ha portata a indagarne il significato storico. Una visita al Museo dell’Agricoltura Irlandese ha rivelato che il rosso era stato usato nella tradizione irlandese per scacciare il male e proteggere dalle malattie. L’esplorazione di Kelly del rosso, tinto con la rubia tinctorum, collega il suo lavoro al passato, dove simboleggiava protezione e guarigione. A contrasto con l’uso del nero che associa alla sicurezza e alla protezione, poiché appare spesso come un tessuto morbido, come la lana, suggerendo una sensazione di comfort.
Essere un’artista è per lei un modo per esprimere le parti profonde e spesso non dette di se stessa. L’arte è una forma di terapia, uno spazio di quiete dove elaborare e comunicare l’esperienza personale. “Abbiamo tutti qualcosa dentro, tanto unico quanto la nostra firma, che deve trovare un a via di uscita”, afferma. A suo avviso, l’arte è essenziale per comprendere se stessi e il proprio posto nel mondo. Ritiene che essa giochi un ruolo cruciale nello sviluppo delle comunità e degli individui, aiutandoli a ottenere una comprensione più profonda della loro identità. “L’arte deve rimanere – conclude – una priorità per i politici e gli educatori affinché le persone e le comunità possano sviluppare una profonda comprensione.”
Il lavoro di Kelly, che intreccia riflessione personale e memoria culturale, continua a risuonare con il bisogno umano di connessione, guarigione e autoespressione.
Nel corso degli anni, ha ottenuto riconoscimenti per il suo lavoro nell’ambito dell’embroidery art contemporanea. Tra questi, recentemente (2025) è stata selezionata per la Biennale Internazionale di Arte Tessile (IATB) da Fibre Arts Australia e per una mostra personale a SCD Textile & Art Studio a Perugia, Italia. La sua partecipazione alla Mostra di Ricerca Somas all’Università di Cipro ha ulteriormente dimostrato il suo impegno nell’esplorazione interdisciplinare. Tra le mostre collettive di rilievo da segnalare quella alla Gallery 545 a Belfast, il Drawing Box International e a Paul Hughes Fine Arts nel Regno Unito.
Nel 2024, le sue opere sono state selezionate per mostre come “Cloth and Clay” alla Gallery 57 nel Sussex, il Cairde Arts Festival in Irlanda e la II Biennale Internazionale di Fiber Art Contemporanea presso il MuRTAC Museo del Ricamo e del Tessile a Valtopina, Italia. Il suo lavoro compare in pubblicazioni come il libro di Charlotte Vannier sugli artisti del filo, le testate specialistiche TextileArtist.org e ArteMorbida. Selezionata dal Craft Makers Directory in Irlanda del Nord per il suo ruolo nell’ambito contemporaneo ha ottenuto, tra gli altri, il Premio N.I. SIAP nel 2023, e Fibre Arts Take Two in Australia. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, tra cui la National Irish Visual Arts Library (NIVAL), l’HSE e il Museo del Castello di Enniskillen.

